martedì 18 settembre 2007

Ma questa é dedicata a te...

...mia fedele compagna di mille avventure. Avevo pensato a milioni di altri modi per iniziare a raccontare le mie avventure in Cina. Avevo giá pronti due titoli migliori, in cui avrei raccontato cose divertenti e sciocche. Invece lo dedico a te, mia fedele macchina fotografica, dimenticata in un momento di assurda distrazione in aereo. A nulla é valso tornare a cercarti cinque minuti dopo, ti avevano giá presa. Non covo rancore verso il tuo nuovo proprietario, la colpa é soltanto la mia. Anzi spero potrai fotografare tanti volti gioiosi visto che non te ne ho dato mai la possibilitá. Di fotografare volti intendo, la gioia non ci é mai mancata. A Vienna, in Indonesia, in Italia, negli Usa, in Germania e ancora in Grecia, dove rischiarti di essere portata via da me. Beffardo il destino, ha voluto che fossi io ad abbandonarti.

Ma a volte le cose si aggiustano. Con l'attak o coi soldi. Ma per me non era una cosa, tutti gli oggetti hanno ai miei occhi qualcosa di immateriale che li lega a me. Come piccoli animaletti domestici. Dicevo, comunque va meglio, dopo un pomeriggio di ordinaria disperazione. Ma procediamo dall'inizio. O dalla fine. Sono le 22:10, non ho la piú pallida idea della fase del ritmo circadiano in cui mi trovo. So dove mi trovo, stanza del ventesimo piano di un curioso hotel di Jinan, Shandong, Cina. Con nulla di meglio da fare che scrivere a voi, considerato che il primo impatto con la cittá non é di quelli "Ora poggio le valigie e mi vado a fare un giretto...Sí sí faccio proprio un bel giretto".

Da Vienna a Jinan ci si arriva in due modi, sempre passando da Pechino. Nel primo caso, il piú semplice, si prende il volo da vienna alle 20.55, si arriva a pechino e si prende l'aereo per Jinan. Il secondo, un pó piú complicato, prevede partenza da Vienna alle 15.30, arrivo a Parigi due ore dopo e partenza per Pechino alle 18.55. Ora diventa dura giustificare perché abbia scelto il secondo, posto che impiego 5 ore e mezzo di piú all'andata e sei al ritorno. Lo capirete. Ma ora il mio volto si ricopre di un velo di tristezza, quando penso alle immagini che avrei messo a corredo a queste parole. Immagini che non possiedo piú. E anche filmati, che avrei voluto mostrarvi. Sulle due grandi metafore che vedo tra i viaggi in aereo e i viaggi della vita. Ma me li tengo per me, con il mio velo di tristezza.

Arrivo a Parigi, aeroporto enorme, alienante, disorientante. Con la prima sicurezza del viaggio: perderó certamente la coincidenza Parigi-Vienna del ritorno. Ricordatevi di queste parole. E mi accomodo nella mia poltroncina in Fila 43, di cui avrei voluto mostrarvi una immagine. O anche il vietatissimo filmatino al decollo, per cui ho rischiato piú di quando ho rubato le pietre nell'Acropoli. E cosí arrivo a spiegarvi perché sono partito da parigi. Perché l'aereo Air France che parte da parigi ha il televisorino personalizzato per ogni sedile. E io ADORO zappingare tra i canali, scegliere i giochetti. Vado in brodo di giuggiole quando leggo che c'é anche un corso interattivo di lingua. Mi compiaccio di me stesso quando vedo che sono in programma, tra gli altri, I pirati dei Caraibi 3 e Shrek 3. Ma rosico, rosico come una bestia quando sento che il sistema non funziona, e che ci guarderemo tutti assieme il notiziario in francese.

Ora di nanna, si dorme male in economy. Non ho idea di come si dorma in prima classe, mi accontento della mia esperienza. Aggiungete l'odore di stalla emesso dai miei 400 compagni di viaggio (a cui contribuisco con la mia parte, intendiamoci), e si ottengono quattro ore di sonno scarse. Che aggiunte alle 5 della notte prima fanno una media interessante. Nel dormiveglia ricordo di aver formattato il computer, cancellando le foto della Grecia. Ne ho una copia nella schedina della macchina fotografica, poco male. Insomma arriviamo. E metto la macchina col suo moschettone appesa al sedile. E penso che sia una posizione a rischio dimenticanza. Ma quando mai mi potrei dimenticare la macchina. Atterra l'aereo, e subito penso al modo migliore per impossessarmi dei kit di business class. E forse la mia ingordigia ti é stata fatale. Quando lascio per ultimo (su 400) il mio posto, ricontrollando bene il portagiornale e sotto il sedile, sia mai che stia dimenticando qualcosa. E non mi accorgo di te, penzolante su uno sciocco gancetto messo lí chissá per cosa. Non conta nulla, ma il sacrificio non é stato almeno inutile. Ne prendo un primo, vengo visto dall'hostess che si avvicina. Faccia da cagnolino bastonato, "mi scusi, potrei prenderlo...". La hostess risponde severa "veramente no" ma mi apre lo zainetto, mette il kit dentro e mi dice di andare. Povera illusa. Raggiungo l'uscita, uno steward. Faccia da giovincello innamorato. "mi scusi, le sembrerá stupido, la mia ragazza ci terrebbe tanto ad avere un kit di prima classe". Di prima classe dice che non me lo puó dare, per ragioni di dogana (?), me ne porta uno della business (sono due cose diverse) e mi dice "questo é per la ragazza piú fortunata della terra". Ora un virgolettato me lo sono inventato di sana pianta, resta il fatto che I KIT SONO ENTRAMBI PER ME. Lo dico alle decine di voi che sono arrossitE (o forse qualcuno é arrossitO) pensando ad un mio gesto cavalleresco nei loro confronti. E cosí lascio l'aereo gaudente, anzi quasi spavaldo per la mia presunta scaltrezza. E ti lascio lí a dondolare. Poi una mano sconosciuta aprirá il moschettone, e ti fará sparire in qualche tasca di una tuta. E tornato troveró solo quel gangetto nel sedile, messo lí per chissá per cosa.

Il resto del viaggio é pensare a te. L'ambiente non aiuta. La cittá é ricoperta di una cappa di nebbia, dicono sia smog. Si riesce a fissare il sole, se ne riconoscono i contorni. Il mio tassista non parla inglese, non conosce l'albergo dove deve portarmi, parla in cinese e ridacchia coi colleghi. Mi riservo i commenti sulla cittá. Mi chiudo in albergo, trovo soluzione ai miei problemi. Ritrovo le foto nella grecia nei meandri formattati del disco. Trovo una macchina che potrebbe sostituire le funzionalitá della vecchia. Prendo l'asciugamano e vado in piscina. Riescono solo a dirmi "10 YAN", meno di un euro. Vorrei dirgli in cinese che la piscina é gratis e che i miei 10 YAN o 0,97 EYPO se li possono scordare. Ma gli dico "Un attimo vado a prenderli in camera". Cosí torno su, scrivo questo post e vado a dormire.

Sono le 22.44, e ho capito che ho sonno. Con un inutile caricabatteria per macchina fotografica che non caricherá piú nulla. E un triste, adesso solo minicavalletto.

6 commenti:

Zeppe ha detto...

Minc*a, strappalacrime, fino a quando ho realizzato che continuero` ancora a non possedere nemmeno un kit di businness class, dato che a ryanair non ne danno e i miei amici ne tengono sempre due per se` stessi. Pero` un mini-cavallettino mi potrebbe tornare utile.

Piuttosto, che ci sara` stato nel kit di prima classe? Un pezzo di prosciutto (?) inglese di pura vacca-foot-&-mouth?

Irene ha detto...

Bibi ke tristezza qsto post!
Sfogati qnto vuoi x qsto giorno sfigato, ma pensa ke si dimenticano cose di gran lunga peggiori!
le foto le hai ritrovate, e ti comprerai una nuova makkina a cui ti affezzionerai di nuovo!

Irene ha detto...

Peccato: ero una di qlle 10 ragazze ke sn arrossite x il kit da businnnes class....
certo ke sei un egoista!
ne prendevi 10 e ci facevi tutte contente.
anzi 11. uno x zeppe, poverino!

Giu ha detto...

Sono l'unico qui che non ha idea
a) Dell'esistenza di un kit di prima classe

e di conseguenza

b) di cosa contenga il succitato kit

?

Andrea ha detto...

dopo che mi riprendo..scriverò qualcosa di sensato..q.q

Zuppino :*

Anonimo ha detto...

Great work.