La tentazione era forte, amici lettori. Ma ci provo a non lasciare le cose a metá, e terminare il racconto del mio peregrinare in terra greca. Secondo i calcoli che ho fatto in metro, dovrebbe mancare questo post e un'altro. O forse solo questo, dipende da quanta fame ho.
Ma cominciamo con la rubrica "L'angolo del lettore". Siccome alcuni mi scrivono dicendo di non rispondere alle loro lettere, vi avviso dove inizia e finisce "L'angolo del lettore", cosicché possano andare a vedere le INTERESSANTISSIME foto di SASSI, PIETRE e POLVERE! Vadino signori, vadino!
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/* Mi scrive Giuseppe "Z." P. da un trivano nella periferia di Londra. Mi chiede "Caro Zuppa, si dice in giro che tu non metti mai la macchina nei parcheggi a spina di pesce. Se questa notizia fosse vera, potresti spiegarmene il motivo?". Caro G. "Zeppe", posso confermarti che la notizia é del tutto vera, e i motivi sono due. Uno é puramente ideologico. Non tutti sanno, infatti, che i parcheggi a spina di pesce furono introdotti attorno agli anni 60 su pressione della (allora) potente lobby dei carrozzieri. L'allora ministro dei trasporti, il compianto Luigino Coccinella, era infatti finito in uno scandalo legato al riciclaggio di cacciatorini Galbani scaduti. I carrozzieri, principali accusatori, si dichiararono disposti a mettere a tacere il tutto in cambio di una massiccia distribuzione di parcheggi a "spina di pesce" nella penisola e di parcheggi a "capelli di Zeppe" nei supermercati. Il secondo motivo é che non voglio prendere sportellate. */
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Torniamo a noi dunque. Voglio descrivervi Atene. Brevemente, vi assicuro ho tanta fame, devo cucinare, ho freddo e comincio ad avere sonno. Non mi dilungheró nelle descrizioni personali di Atene, perché un saggio personaggio mi ha detto che "Verba volant, scripta manent" e se uno "scripta" su internet non solo manent a lungo ma é molto facile da leggere. Ergo, impersonalmente, Atene. Scommetto che vi aspettate le solite distese di sassi, colonne rovesciate e pietruzzoline. Ci avete preso.
Cominciamo dal tempio di Zeus. Ho detto che non scendo nel soggettivo, ma questa proprio non me la posso risparmiare. Dunque il tempio di Zeus i greci (greci antichi, intendiamoci eh!) hanno provato a finirlo per non so quanti secoli. Due o tre, ora non ricordo e ho troppa fame per cercare in Wikipedia. Solo che poi finivano per occupare il loro tempo con altre baggianate, tipo respingere gli attacchi dei persiani o giocare a figurine, e il tempio non lo finivano mai. Poi arrivó l'imperatore romano (italiani antichi, intendiamoci eh!) e lo completó in sei anni. Ora traetene voi le conseguenze. Al solito, pietre, colonne e polvere. Ma non pago, quindi poco male.
Poi si passa all'acropoli. Nel senso che si fanno 156 metri di dislivello e si passa all'Acropoli. Che dire, se non un altro aneddoto. Qualcuno di voi si chiederá, come sará crollata la roba sú in cima all'Acropoli? Rischieremo mica di vedere qualcosa di intatto? No, amici. Perché se la natura non ci mette del suo, ci pensa l'ingegno umano, con le sue mille risorse. Correva l'anno 1687 (fonte wikipedia), e i turchi (allora occupatori di Atene) usavano il partenone come moschea. Evidentemente gli antenati di Calderoli non avevano ancora pensato di portarci a pascolare i maiali. I veneziani, ingordi, volevano conquistare Atene. E che fanno? Bombardano il Partenone. Si puó essere piú stupidi? Sí. Si puó usare il partenone, sia come moschea, che come riserva di polvere da sparo. Il resto lo possono capire tutti, forse esclusi i turchi e i veneziani. Decido di prendermi un souvenir, un originale sassolino della acropoli di Atene. Chiaramente é stato portato sú l'altroieri, visto che di persone in cerca di gadget ce ne sono milioni e probabilmente devono ripavimentare di sassolini l'Acropoli ogni 2 settimane. Ma é bello pensare di avere in mano un sasso calpestato da Pollon in persona.
Successivamente si sale in cima ad un monte aguzzo con la teleferica. Questa non é gratis, bisogna pagare. E' stata una sensazione strana riaprire il portafoglio dopo tanto tempo. E duro l'allontanamento da quei 5,50€. La vista peró li vale. Il giorno su Atene, il tramonto su Atene, la notte che cala su Atene.
Finisce cosí la serata. Una cena e una birra al bar. Ottima birra, forse perché pagata da una opulenta canadese a tutto il tavolo. E mi faccio il mio primo amico greco, il cane Djevdan che si accucciola sotto il mio tavolo e riempio di patatine piccanti al gusto chili. Andiamo a dormire. Djevdan stanotte ha la diarrea.
3 commenti:
oh my god! sono il primo a rispondere!!
Povero cane T_T
I tuo articoli sono sempre pieni di carica artistica e di curiosita` che in confronto la rubrica "forse non tutti sanno che" della settimana enigmistica impallidisce (anche se "strano ma vero" tiene ancora bene).
Vedo che ultimemente, a parte la fame (che probabilmente ti e` passata pensando a cani con diarrea da patatine gusto chilli) trovi la forza d'animo di documentarti su wikipedia di tanto in tanto su aneddoti di turchi e veneziani, lodabile! Cmq, il frontone del partenone ce l'abbiamo noi al British Museum (colonialismo rulezz!)
A me la storia della diarrea del can ha fatto venir voglia di Spezzatino..Gulp!
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