martedì 12 giugno 2007

A Berlino ci son stato con Bonetti...


...eh beato te Lucio. Io solo come un mitocondrio di una ameba. Che poi Lucio, diciamocela tutta, ad essere grande é grande Berlino ma triste non la definirei. Direi piú una cittá pensierosa.

Fatti dunque i tre chilometri e mezzo a piedi nonostante l'abbonamento giornaliero, raggiungo l'albergo Abendstern. Una lezione che non finiró mai di imparare é di diffidare delle foto delle stanze degli alberghi che si trovano su internet. Sono come le foto delle pietanze McDonald. Nella realtá entrambe sono piú piccole, hanno un cattivo odore e c'é ketchup dappertutto.

L'albergo é comunque in posizione semi-centrale o quantomeno molto ben collegato coi mezzi pubblici. Sia ringraziato l'inventore dei bermuda e il momento in cui ho deciso di portarmeli. Alla conclusione vi lascio arrivare da soli, secondo le migliori previsioni, durante quei 10 minuti in albergo si é fatto nuvoloso e con tanto di copioso vento.

Prossima tappa l'isola dei musei, dove poter sfoderare la mia schau-lust card. Pecco peró di tempismo, considerato che i musei chiudono alle 18 e io ci arrivo 30 minuti prima. Faccio quindi giusto in tempo a vedere il museo egizio e un altro museo, considerato che tanto senza audioguida o esperto accanto (andava bene anche un sandriniello tascabile) si capisce poco quindi si puó andare spediti in mezzo a busti, mummie, vasi etruschi e armature greche.



Posto che le rimanenti strutture erano ormai chiuse, mi dirigo al museo ebraico. Voglio essere sincero, me lo aspettavo molto diverso. E mi sono anche vergognato di ció. Mi aspettavo un museo dell'olocausto, in realtá era la storia degli ebrei che hanno vissuto in germania, quindi l'olocausto era una delle tappe della loro travagliata vicenda. Quella che comunque, ovviamente, mi ha colpito di piú. Il momento piú impressionante é stata la cosíddetta torre dell'olocausto. Tradotto, una stanza triangolare alta una ventina di metri vuota e buia ad eccezione di una fessura in cima. Ma le pareti, dipinte di nero, evitavano comunque l'illuminazione. Toccante, da provare.



Da lí mi dirigo al Checkpoint Charlie, ossia il passaggio tra l'allora berlino est e berlino ovest. L'apertura lungo il muro. In prossimitá, nel settore americano, visito il museo del muro. Specifico nel settore americano dal momento che il museo non é stato costruito dopo la caduta ma molto, molto prima. Personalmente l'ho trovato un pó troppo a senso unico. Gli americani sono i buoni e i russi i cattivi. Il grosso era infatti dedicato a tutti coloro che hanno provato, spesso perdendo la vita, e a quelli che sono riusciti a scavalcare il muro. Ovviamente passando dal settore russo a quello controllato dagli americani/inglesi. Purtroppo non mi spingo oltre visto che la mia ignoranza é profonda quanto la fossa delle Marianne e rischio solo di fare brutte figure. Resta il fatto che la cosa é assurda. Non tanto la divisione di per se, quanto che stiamo parlando di storia contemporanea. Appena 18 anni fa. E quindi il grosso delle persone che incontro per strada quelle cose che sto vedendo nel museo, come potevo vedere i vasi etruschi, le hanno vissute sulla loro pelle. Dal lato est o dal lato ovest. Rimaneva comunque un popolo solo diviso, separato da una barriera fisica. Basta sentimentalismi.

In prossimitá del Checkpoint Charlie c'é ancora qualche decina di metri di muro che conducono direttamente alla Postdamer Platz, una piazza moderna con palazzi moderni e una stazione dei treni moderna. Troppo moderno, sono ancora sotto effetto muro per godermela.

Da Postdamer Platz ci si avvicina al centro, passando per la porta di Brandeburgo e si arriva al Reichstag, il celeberrimo parlamento.

Perché descrivo cosí velocemente? Semplice perché stavo camminando velocemente. La scena é infatti: Berlino, mezzanotte, cartina dimenticata in albergo e vaga idea di dove mi potessi trovare. Idea di chi POTESSI trovare invece proprio nulla, quindi meglio seguire i binari della metro e tornare a casa. Sempre che i binari della metro non attraversino il fiume, in quel caso tornate indietro e raggiungete mezz'ora dopo la agognata stazione. Il tutto senza passare dal Via.

Per inciso mentre vedevo scrivevo questo post ho visto "Rombo di Tuono". E devo dire che Tom Cruise sembra ancora piú basso in tedesco.

2 commenti:

peneku ha detto...

ti consiglio di evitare di scrivere nel mentre ke ti prepari la cena. le tue frasi contorte e interminabili qndo scrivi in inglese, sn + comprensibili!!

Zeppe ha detto...

Ajo` tagazzu! Il mitico busto di Pericle me lo bolli come "vasi etruschi e armature greche"? Se fossimo stati nell'era d'oro ti saresti beccato una scudisciata, il che non significa che non possa succedere anche nowadays...

Cmq, sebbene i tedeschi generalmente non siano un popolo che risulta molto simpatico ai piu`, una cosa gliela riconosco: dovremmo imparare da loro a non dimenticarci il passato. Non come noi che fino a qualche mese fa avevamo un ministro degli esteri* che defini` Mussolini come "il piu` grande statista del ventesimo secolo" (roba che nemmeno un fascista normale si sarebbe sbilanciato tanto).



* ogni riferimento a http://en.wikipedia.org/wiki/Gianfranco_fini e` del tutto casuale.